The Long Way. Il lungo viaggio by Becky Chambers

The Long Way. Il lungo viaggio by Becky Chambers

autore:Becky Chambers [Chambers, Becky]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
editore: Fanucci
pubblicato: 2018-06-27T16:00:00+00:00


Giorno 251, Standard SGC 306

L’ultima guerra

C’erano poche cose che Dottor Chef preferiva a una tazza di tè. È vero che lo preparava tutti i giorni a colazione per l’equipaggio, ma farlo comportava gettare una manciata impersonale di foglie in un dispenser dozzinale. Una tazza di tè personale richiedeva maggiore cura e una miscela scelta con attenzione perché fosse adatta alla specifica giornata. Trovava il rituale alquanto rilassante: scaldare l’acqua, misurare in un minuscolo canestro le foglie e la frutta secca spazzando gentilmente con la punta delle dita la quantità in eccesso, guardare il colore che saliva nell’acqua come fumo. Il tè era una bevanda che invitava alla riflessione.

Non esisteva tè sul suo pianeta natale, l’acqua calda era usata solo per dormirci, non per berla. Si erano persi così tanto, solo perché non avevano mai pensato di metterci qualcosa a mollo! Niente tè, niente zuppe, niente mek... Be’ il mek non era una gran perdita. Non condivideva l’entusiasmo del resto dell’equipaggio per quella bevanda torbida, che in qualche modo gli ricordava la terra bagnata, e non in senso positivo.

Era seduto su una panchina del giardino della Boccia, il tè che si raffreddava mentre elaborava lentamente i suoi pensieri. Rosemary era seduta di fronte a lui, una tazza tra le ossute mani da umana. Stava in silenzio mentre lui pensava rumorosamente. Sapeva quanto si risultassero strani a vicenda, lui per non pensare mai in silenzio, lei per l’assenza di segnali uditivi che denotassero la riflessione. Tuttavia sapeva anche che ormai lei capiva il perché dei suoi rumori, e questa consapevolezza rendeva il suo silenzio di compagnia.

I pensieri che stava riportando a galla erano vecchi e tenuti al sicuro. Una volta Kizzy l’aveva accusato di ‘reprimere i suoi sentimenti’, ma quello era un concetto esclusivamente umano, l’idea che si potessero nascondere i propri sentimenti e fingere che non ci fossero. Dottor Chef sapeva esattamente dov’erano, ogni gioia e ogni dolore. Non aveva bisogno di rivisitarli tutti allo stesso tempo per sapere che c’erano. Non era mai riuscito a capire la fissazione umana riguardo all’‘essere felici’. Nessuno sarebbe stato in grado di sopportare una felicità costante, proprio come nessuno poteva vivere in uno stato permanente di rabbia, noia o dolore. Dolore. Sì, era quello il sentimento che quel giorno doveva trovare per Rosemary. Non fuggiva dal dolore, né negava la sua esistenza. Poteva studiarlo da lontano, come uno scienziato che osserva gli animali. Lo accoglieva, accettava, riconosceva che non se ne sarebbe mai andato. Era una parte di lui tanto quanto le sensazioni piacevoli, forse anche di più.

Annunciò tubando che era pronto, e si concentrò sulle sue corde vocali sforzandosi di farle lavorare all’unisono. Guardò le iridi contornate di bianco di Rosemary e cominciò a parlare.

«Le nostre specie sono molto diverse tra loro. Tu hai due mani, io sei. Tu dormi in un letto, io in una vasca. Ti piace il mek, a me no. Tante piccole differenze. Ma c’è una cosa che grum e umani hanno in comune, ed è la nostra grande capacità di commettere crudeltà.



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